GIOVANNI MORBIN

Ricomposizione

Giovanni Morbin, Ricomposizione, 2008 - Stampa fotografica

Giovanni Morbin, Ricomposizione, 2008 – Stampa fotografica

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OPENING:  Sabato, 22 Novembre 2008 – Ore 18.30

24 Novembre 2008 – 27 Gennaio 2009

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Dopo la mostra personale del 2005 “I’ve got you under my skin”, Artericambi presenta una nuova personale di Giovanni Morbin dal titolo “Ricomposizione”.

Dopo i recenti scandali suscitati dalla sua opera dal titolo “fioriera” esposta durante la fiera di Artissima nello stand della galleria, la mostra permette di comprendere meglio l’atteggiamento artistico di Morbin, che si rivolge più ai processi di interpretazione dei segni che al segno in sé stesso. La mostra ricomposizione si presenta come un progetto organico, costituito da lavori autonomi che ruotano attorno allo stesso tema e tensione. Le presenze minime e gli interventi – come la parete di carton gesso ferita da una lastra di vetro che si fa supporto e filtro “per l’altro”, un “falso video” e un’installazione sonora – puntano a stravolgere e mettere in evidenza i diaframmi dello spazio architettonico, invitando lo spettatore a riflettere sulla sua presenza in quel contenitore specifico. Questo porre l’attenzione sull’incontro tra il fenomeno e il fruitore, per alzare il suo normale livello di attenzione nel gestire il quotidiano, si arricchisce adesso di una domanda su cosa possiamo considerare oggi come scultura. La risposta, da sempre agognata nella sua ricerca artistica da Morbin, sembra coincidere e risolversi nel gesto scultoreo, in virtù del fatto che oggi qualsiasi prodotto potrebbe essere presentato come una scultura. Sono il processo e la capacità del “prodotto” di farsi nuovo dispositivo per stimolare l’immaginazione dell’osservatore che interessano all’artista.

L’opera antimateria 2006 è un cubo di polistirolo che porta su di se una superficie annerita. In questo caso la purezza e l’immaterialità concettuale dell’astrazione geometrica si confrontano con la fisicità dell’informale materico. In realtà l’opera è il prodotto dell’azione del consumare un oggetto di metallo per mezzo di una smerigliatrice per ottenere scarti incandescenti, che sparati contro il cubo viene scavato e scolpito. Questa presenza per la sua surreale immanenza, ancora prima di venire a conoscenza del processo e del gesto, fa emergere nell’osservatore la sensazione che si tratta di qualcosa di altro rispetto ad un semplice lavoro di astrazione geometrica di gestaltiana memoria, ma che va oltre anche alla semplice dimensione dell’oggetto rubato all’esperienza vera del reale.

Le sue opere sono il tentativo di far coesistere due modalità apparentemente diverse di codificazione dei segni: quella dell’arte e dell’astrazione geometrica con quella della vita legata ad espressioni più codificate come quelli della politica (questo è evidente anche con opere precedenti come Fontana del 2006, i ritratti di persone con il sangue su carta che simulavano i capillari, con forza nuova del 2005 o Spacewalk del 2005 ). Il suo movente è quello di mettere in evidenza e far riflettere su come interpretiamo i segni che si offrono a noi e che produciamo o alimentiamo giornalmente. Per questo motivo è un lavoro sull’identità e sulle sicurezze che si fornisce l’uomo per gestire la sua presenza nel mondo, sia che si tratti di luoghi comuni, sia anche di segni più raffinati legati alla sublimazione delle idee, come è il caso delle opere d’arte. Questo potrebbe contrastare con le sue opere apparentemente razionali e analitiche sul linguaggio e strutturazione di esso, però è solo il mezzo per stimolare una atmosfera e condizione di meraviglia e di epifania nello spettatore per dare più importanza al suo processo mentale di riflessione che all’oggetto in sé o al processo che lo ha portato ad essere lì.

Il suo lavoro ruota attorno al concetto di trasformazione della materia e al creare un epifania dello sguardo sulla realtà mentre la pratichiamo. Il “falso video” presenta una sequenza di fotografie del momento in cui l’artista in un paesaggio montano romantico e irreale lancia in aria una manciata di polvere di metallo, che prima costituivano un oggetto scultoreo poi reso senza forma, “presentando” l’incontro tra soggetto, spazio e tempo specifici. L’azione è in sospensione, è un mantra: non finisce e non inizia mai. L’artista con quest’opera non punta alla rappresentazione o testimonianza di un atto particolare ma ad evocare una sensazione e un atteggiamento di intensità di uno sguardo attraverso la concretizzazione del concetto di durata permesso dalle condizioni in cui si ripresenta quell’atto. La dimensione della durata, come dice Peter Hadke, ci permette di muoverci tra passato e futuro e porre attenzione sullo stupore dell’incontro come un momento magico e inedito / originario per riflettere sulla propria coscienza delle cose. Morbin però sa benissimo che per realizzare una riflessione sulla propria identità – per non essere solo un’analisi astratta – deve avvenire anche rispetto al rapporto della coscienza collettiva di cui il singolo fa parte e con cui si confronta. Per questo motivo le sculture antimateria 2008 aggrediscono e si ancorano allo spazio strutturale della galleria, come il soffitto e gli angoli, per stimolare e porre maggiore attenzione non tanto alle forme da vedere passivamente, ma su quel vuoto da riempire e da percorrere e da fruire. Solo un atto di condivisione di quello spazio rende attivi questi dispositivi, sculture/oggetti astratti formati da piccoli cubi che ospitano sulle loro facce parti differenti di una stessa fotografia: quella dell’incontro tra artista e paesaggio per colpa o scusa dei lanci scultorei. Infatti, sembra constatare l’artista, i fenomeni non esistono di per sé ma solo come intenzionalità e progetto oppure quando vengono vissuti, usati e condivisi. Questo era gia evidente con opere precedenti tra cui Scultura sociale (2003), costituita da 400 moduli torniti in acciaio inox che alterano come un virus gli elementi funzionali del quotidiano (come le gambe di un tavolo o la maniglia di una porta che si allungano), andando a creare una nuova coscienza della presenza dello spettatore nel normale svolgimento dei suoi gesti giornalieri.

Con questa mostra l’artista arriva ad un passaggio successivo. Le cose esistono quando non solo quando le usiamo ma anche quando le immaginiamo e abbiamo il coraggio di parlare delle possibili interpretazioni per riflettere sul rapporto tra storia, memoria, futuro e gestione del presente. In questa ottica, comprendiamo meglio anche l’opera esposta nello stand di Artericambi ad Artissima 2008. L’opera fioriera, costituita da un bassorilievo a parete a forma di svastica che ospita dei fiori, costringeva il pubblico a ripensare a come è stato usato quel simbolo e cosa rappresenta. I volti delle persone sono specchiate nella struttura estetizzante e rassicurante in quanto elemento accettato di design e deve avere un attenzione giornaliera da parte nostra per far sopravvivere i fiori al suo interno e che autorizza la sua esistenza. Mettendo in evidenza i meccanismi di comunicazione collettiva, l’artista avverte che è una responsabilità di tutti avere coscienza di questi meccanismi per non caderne vittime. L’esigenza di controllo e quella di scoperta del reale, le due tensioni che definiscono l’animo umano, si risolvono secondo Morbin nell’accettazione che non tutto può essere ridotto a schema e che rimangono delle maglie di inspiegabilità razionale ai fenomeni del reale, e proprio per questo motivo dobbiamo avere chiaro e puntare l’attenzione sulla volontà di comprendere il punto di vista da cui guardiamo e condividiamo i segni del e nel mondo.

Giovanni Morbin, Antimateria cubo, 2008 - Polystyrene e polvere di metallo, 40 x 40 cm

Giovanni Morbin, Antimateria cubo, 2008 – Polystyrene e polvere di metallo, 40 x 40 cm

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Giovanni Morbin, Antimateria cubo, 2008 - Polystyrene e polvere di metallo, 40 x 40 cm

Giovanni Morbin, Antimateria cubo, 2008 – Polystyrene e polvere di metallo, 40 x 40 cm

Giovanni Morbin, Antimateria, 2008 - 51x87x52 cm

Giovanni Morbin, Antimateria, 2008 – 51 x 87 x 52 cm

 

Giovanni Morbin, Antimateria, 2008 - Dimensioni variabili

Giovanni Morbin, Antimateria, 2008 – Dimensioni variabili