MARTIN BORNER, FLAVIO DE MARCO, MARCO DI GIOVANNI, FABRIZIO DORI, FANTASMAGRAMMA, ANTON S. KEHER, SIMONE LUCIETTI, FEDERICO MADDALOZZO, STEFANO MANDRACCHIA, POLONA MAHER, ROBERTO MASCELLA, DARIO MOROLDO, ANDREA NACCIARRITI, STEFANO PARON, ARCANGELO SASSOLINO, SIMONE TOSCA

Zilch

Zilch, 2004

Federico Maddalozzo, RAL 445 D6/E6, 2004 – Fotografia e smalto su alluminio, (3 pezzi) 9 x 12 cm

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INAUGURAZIONE:  Sabato, 24 Aprile 2004 – Ore 18.00

26 Aprile 2004 – 30 Maggio 2004

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A cura di ANDREA ZANCHETTA

Quale orientamento ha subito l’astrazione dopo Peter Halley? Quale ”ideale” dell’arte astratta è sopravissuto a s’è stesso? Quali i discrimini del sacro rispetto ai moderni crop circle? Quello che noi oggi chiamiamo astratto è forse il momento di forza culminante della realtà? la realtà è davvero inintelligibile? E’ astratta all’uomo? E se una falsa complessità  delle forme si nascondesse dietro la specificità che era della pittura e della scultura ”pura, assoluta, essenziale, fredda”?


Entro una sfera di influenza dell’informazione, le ultime generazioni sono cresciute tra la carta millimetrata, le righe e le quadrettature dei quaderni scolastici, il pixel del televisore e le schermate dei pc (tra computer-graphic, rudimentali videogiochi, cartoons manga, video-clips, pubblicità, musica elettronica, gli incastri geometrici del Lego, quelli del Meccano, e il valore icastico del cubo di Rubik).


La percezione delle curve e delle rette che sfidarono la mimesi sono ora ricondotte al ricordo mnemonico, aderiscono a un modello che a posteriori incontra Mondrian, Malevič, Stella, Kelly, Ryman, Palermo, ma che a priori è un modo razionale di essere nel mondo, con un’aderenza ai linguaggi urbani, alla civiltà di massa, quali elementi essenziali per rapportarsi alla dimensione dell’uomo, al suo ambiente, alla ”educazione sentimentale” dell’arte.

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